di Gigi Padovani

Il Piemonte ci riprova, per non essere identificato – parole del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – soltanto come quella “parte di Italia tra Montecarlo e Venezia”, come viene a volte percepito nel mondo. Se si parla di tartufo d’Alba, di Barolo, di gorgonzola o di Vermouth di Torino Igp (e si spera presto, aggiungo, di Gianduiotto di Torino Igp), forse i consumatori americani, asiatici, del nord Europa sanno di che si parla. Ma quei prodotti di “eccellenza” – secondo il vocabolario Treccani il termine indica una “qualità di chi o di ciò che è eccellente, cioè il grado più alto, la perfezione” – non identificano una terra, una regione. Se invece nel mondo si dice “Toscana”, si capisce subito di che si parla.

Partendo da questo presupposto l’assessore all’Agricoltura, al cibo, Caccia e Pesca e Parchi della Regione Piemonte, Paolo Bongioanni, con determinazione e passione, grazie anche alla sua esperienza decennale di direttore dell’Atl di Cuneo (ovvero come esperto di turismo “motivazionale”), ha intrapreso una strada difficile, per mettere d’accordo tutti i campanili piemontesi della produzione agro-alimentare: ha creato un marchio, con tanto di logo a forma di fiore azzurro, che dovrà rappresentare ciò che nasce in questa terra. Con un gioco di parole che forse capisce soltanto chi è nato tra il Monviso e il Po, si chiama “Piemonte is”. Lo si può anche leggere come piemontèis (suma piemontèis, “siamo piemontesi” in dialetto) o come “Piemonte è”, all’inglese, un po’ sull’onda di quell’”Agricoltura è” inventato dal ministro Lollobrigida.

Il nuovo brand – che deve ancora affrontare il vaglio legale di tutti i consorzi che vigilano su 14 prodotti certificati DOP, 9 IGP, 19 vini DOCG, 41 vini DOC, 5 bevande spiritose IG, 1 vino aromatizzato IG, prima di poter essere utilizzato nelle etichette dei prodotti “del cibo di qualità del Piemonte” – intende superare il gap di “reputazione” del Piemonte rispetto ad altri territori italiani. Dopo le anteprime fatte a Roma il 26 marzo e al Vinitaly di Verona, il 26 maggio 2025, il nuovo marchio è stato presentato alle imprese piemontesi  e alle associazioni di categoria in un evento a Torino, presso il locale “One” a Torino Esposizioni.  All’incontro sono stati invitati a parlare anche alcuni imprenditori, come il produttore vinicolo Bruno Ceretto, Fabio Leonardi, Ceo di Igor Gorgonzola, Sergio Capaldo del Consorzio di carni “La Granda” e il maestro cioccolatiere di Vicoforte, Silvio Bessone

“Il Piemonte, inteso come territorio – ha detto l’assessore Bongioanni – non ha quella riconoscibilità che merita il tesoro dei suoi prodotti. Oggi utilizziamo il brand in tutti i nostri eventi promozionali, presto organizzeremo un incontro con Unioncamere non appena sarà pronto il diciplinare d’uso per estenderne l’utilizzo”. E con una forte dose di pragmatismo, il presidente Cirio ha ricordato le sue esperienze internazionali e la necessità di superare i campanilismi tra province e istituzioni. “Abbiamo le carte in regola per far conoscere il Piemonte attraverso i nostri prodotti”, ha aggiunto il governatore, annunciando per il prossimo settembre un grande evento promozionale dedicato al riso.   

Nel video prodotto dall’agenzia che ha creato il logo ci sono tanti prodotti: vino, formaggi, nocciole, carni. In realtà però non sono ricordate due specialità che già oggi portano il nome del territorio in giro per il mondo: il Vermouth di Torino IGP e il Gianduiotto di Torino che dovrebbe diventare presto IGP. Ci ha pensato il maestro Silvio Bessone a citare il primo cioccolatino incartato al mondo, mentre Bruno Ceretto, da buon albese, ha detto: “Io non ho conosciuto i tempi della Malora fenogliana: sono nato nel 1937. Ma so in che condizioni di povertà si trovava la Langa in quegli anni. E se oggi c’è il benessere, non è merito del nebbiolo, ma della Nutella…”.

Giusto dunque fare squadra, inventarsi un brand che come un “ombrello” tenga insieme tutte le specialità piemontesi, ma per favore non si dimentichi quel lingottino di cioccolato e nocciole nato a Torino a metà ottocento, con il primo matrimonio tra nocciole e cacao.

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