Fin dai primi anni della sua commercializzazione, la fortuna letteraria dei biscotti al Plasmon è sorprendentemente ricca. Vi sono tante citazioni spontanee rintracciate in numerosi romanzi inglesi e americani dei primi del Novecento, che abbiamo reperito soprattutto tramite l’edizione digitale presso la “Library of Congress” di Washington DC.

In questi racconti le autrici e gli autori citano i frollini come una madeleine o un elemento distintivo dei loro personaggi (le traduzione sono nostre, salvo che nel Gradino più basso, tratta dall’edizione italiana del libro).


L’americana Bettina von Houtten, divenuta baronessa per aver sposato un nobile tedesco, all’inizio del Novecento andò a vivere in Inghilterra e pubblicò numerosi romanzi storici dedicati agli amori delle aristocratiche. In Pam Decides (1906), il seguito di Pam, ecco come descrive l’arrivo di un personaggio dimesso che si presenta alla porta della protagonista, dell’aspetto di un mendicante, ma che era un amico di famiglia:

Pam lo e guardò smise di avere paura. «Che cosa vuoi?», chiese lei
Lui alzò le spalle. «Cose di poco conto. Non temere. Non ho preso niente…»
«Non ho paura. Sei… un gentiluomo».
«Lo ero, sì. Adesso sono un vagabondo».
«Hai fame?»
«Si ma…»
«Bene, c’è una brocca di latte e dei biscotti Plasmon su quel tavolo dietro di te. Serviti pure».

La scrittrice inglese Mary Cholmondeley, molto amata nei salotti letterari tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del nuovo secolo, scandalizzò i benpensanti dell’epoca co il romanzo Red Pottage con la descrizione di amori licenziosi. Questa è una scena di The hand on the latch (1909), tradotto in Italia come Il gradino più in basso, raccolta di tre racconti con il finale a sorpresa. Nella scena la protagonista, una scrittrice, è scombussolata dall’arrivo di un’ospite inaspettata, alla quale offre da mangiare.

Non c’era molto da mangiare. Mezzo pollo freddo, lattuga e un po’ di budino alla crema, fortunatamente molto nutriente essendo preparato con le proteine di Eustace Miles.4 C’erano, comunque, del pane in cassetta, burro e biscotti al Plasmon sulla credenza. Tagliai quanto più potevo del pollo, e lo misi tra due fette molto spesse di pane imburrato.

Angela Brasil è stata una delle prime scrittrici britanniche che ha raccontato delle storie per adolescenti ambientate a scuola. Ha scritto circa cinquanta libri per ragazzine. In Bosom Friend: a seaside story (1912), dedicato alle vacanze al mare di due amici per la pelle, racconta un menù estivo:

I ragazzi (…) sono stati accuratamente nutriti con Plasmon, noci preparate, e molti cibi brevettati, che la loro la madre ha misurato in porzioni esatte, continuando ad annotare accuratamente nel suo diario le porzioni distribuite ogni settimana.

Il drammaturgo britannico Hall Caine con The Woman Thou Gavest me (1913, “La donna che mi hai dato”) racconta la storia di Mary ‘O Neil, una ragazza cattolica che si accorge di aver sposato l’uomo sbagliato. Nasce una sconveniente storia d’amore con un suo amico d’infanzia, Martin Conrad, esploratore al Polo Sud. Mentre lei crede che l’amato sia morto nel naufragio della sua nave, lui scrive il diario della spedizione (dal libro fu tratto un film muto, nel 1919):

La vigilia di Natale andò anche peggio: la temperatura scese a 38 gradi sotto zero e il vento soffiò con raffiche fino a ottanta miglia orarie. Nel giorno di Natale rimanemmo tutti chiusi nei nostri sacchi a pelo e semisepolti nella neve che ci era caduta addosso. (…). Non abbiamo nemmeno cenato a Natale, a parte qualche biscotto al Plasmon e un sorso di brandy e acqua, che ci sono stati serviti dal buon vecchio O’ Sullivan che era venuto con me come medico della spedizione.

In una delle otto commedie ad atto unico nella raccolta The Lumber Room (1914), dell’autrice inglese Catherine Bellairs Gaskoin – dal titolo The P. Gs.c – va in scena la corte di un anziano ed elegante gentiluomo, Mr. Anthony Larkins, nei confronti della giovane Dolly. La scena si svolge alle nove del mattina, nella sala da pranzo preparata per la colazione.

Larkins: (arrabbiato, guardando il tavolo della colazione) «Ma insomma, qui è tutto ve-le-no, dico! Ve-le-no! Portatemi qualcosa che possa mangiare…»

Sally: (la governante) «Veleno ? Come osi accusarmi di aver messo del veleno nel cibo? Avrò giustizia, per questo… Veleno, dice!»

Dolly: (voltandosi) «Non essere sciocca! Mr. Larkins vuol soltanto dire che quanto è sulla nostra tavola è veleno per lui, perché non riesce a digerirlo. Vai a prendere i biscotti al Plasmon».

Nell’antologia c’è anche il vincitore di un Premio Nobel nel 1932, il drammaturgo John Galsworthy, noto soprattutto per la trilogia La Saga dei Forsyte. Nel suo The Freelands (1915) racconta la storia di una famiglia appartenente alla classe superiore: John e Felix Freeland sono alle prese con il mondo dei più poveri, con la natura, con i drammi della natura umana. Nella scena, parla Frances Freeland, la madre di Felix, rivolta alla nipotina:

«Bevi il tuo cacao; è bello caldo».
«Ho già fatto colazione, nonna».
Frances Freeland la guardò dubbiosa, poi cominciò a sorseggiare il cacao, di cui, aveva in verità, un gran bisogno.
«Nonna, mi puoi aiutare!»
«Certo, tesoro. Che c’è?»
«Voglio che Derek si dimentichi di tutto questo terribile affare». [è un cuginetto della bambina, Nda]

Frances Freeland, che aveva svitato la parte superiore un piccolo contenitore, rispose: «Sì, cara, sono abbastanza d’accordo. Sono sicuro che è meglio per lui. Apri la bocca e fai entrare in uno dei questi deliziosi biscottini al Plasmon. Sono perfetto dopo il viaggio».

Tra gli amanti del brand (in questo caso al cioccolato) c’è anche il corrispondente di guerra Harold Ashton per il giornale britannico Daily News, che nel 1914 pubblicò un diario del primo conflitto mondiale, scritto dal fronte francese, dal titolo First from the Front. In questa scena c’è il racconto di un rapido spuntino nei pressi di Parigi.

Sulla strada per Gournay – in una splendida mattina, con il rumore di sottofondo della guerra intorno a me – mi fermo sul ciglio della strada, dietro alla mia auto all’ombra di un fresco tiglio, apro il mio zaino e mi godo un ottimo pranzo leggero: sardine, pane croccante, una fetta di delizioso formaggio Brie, un bastoncino di cioccolato Plasmon e una tazza di caffè bollente dal mio caro amico thermos (di cui ho spesso bisognoso e che non mi lascia mai).


Ancora più ricca l’antologia dei plasmoniani italiani, dagli Anni Novanta e fino ai giorni nostri.


Un romanzo tratto dalla sceneggiatura di una fortunata serie televisiva su Canale5 Simona Izzo e Roberta Colombo
Papà prende moglie, Mondadori, Milano 1992

– Marco, prendi l’omogeneizzato: è l’ora della pappa –, e lui eseguì. Ma appena aprì il solito pensile della cucina venne giù una pioggia di biscottini al Plasmon, pappine, latte in scatola e altre cose sconosciute, tra le quali frugò a casa in cerca di quelle giusta.

È la storia di un tipografo emigrato a Milano, che torna a Messina per indagare sulla sua infanzia: questo è il racconto di un suo sogno.
Paolo di Stefano
Tutti contenti, Feltrinelli, Milano 2003

Invece una domenica mattina dalla strada vidi salire una signora con un cappottino troppo stretto per lei, mi sembrava di conoscerla. Infatti la conoscevo. Era mia madre. Rimasi immobile sulla panca, il cuore cominciò a battermi fortissimo per l’emozione, non sapevo se piangere o scappare, a un certo punto sentii una voce alle mie spalle, era la signorina che mi chiamava, mia madre sembrava molto più disperata del solito, stanca e disperata, con gli occhi piccoli e umidi, mi guardò, mi abbracciò, mi diede tanti tanti baci sulle guance e sulle tempie, mi disse che per una caduta si era fatta male a una gamba, per questo non era venuta prima, poi aprì una scatola di biscotti Plasmon piena di biscotti, caramelle Charms e crocchette di patate, ne prese una con due dita e me la infilò in bocca.

La cultura della tavola siciliana, descritta nei ricordi di una grande scrittrice.
Simonetta Agnello Hornby
Un filo d’olio, Sellerio, Palermo 2008)

A differenza di quanto accade nei paesi freddi, in cui si ha bisogno di un pasto caldo e nutriente di capomattina per affrontare il lavoro della giornata, la prima colazione in Sicilia era – e per molti ancora è – il pasto meno importante: spesso, bastavano un pezzo di pane e il caffè. Casa nostra non faceva eccezione: papà e mamma prendevano il caffè a letto, Chiara e io biscotti al Plasmon o pane duro con il caffellatte, sedute a una tavola non conzata o addirittura in piedi.

Un giallo di provincia costruito attorno alla morte di Desio, anziano amico del professor Bignami, che indaga: Nando è indagato
Bruno Vallepiano
Violazione di domicilio, Fratelli Frilli, Genova 2008

Vedevo che Paolo pativa molto nel raccontarmi questi fatti, e capivo che col crescere della sua tensione si avvicinava all’epilogo della vicenda.
– Quando il maresciallo Dovelli ha aperto lo zaino di Nando è saltata fuori la vecchia scatola di biscotti Plasmon piena di soldi. Nando si è messo a piangere ed a frignare.. dicendo che non voleva, che era stato più forte di lui, che aveva trovato la credenza aperta e la scatola coi  soldi spalancata…
– E…
– E Dovelli ha piantato due madonne che le hanno sentite dall’altro lato della valle, poi lo ha preso per una spalla sollevandolo e gli ha detto che forse non se n’era reso conto ma aveva prenotato i suoi prossimi vent’anni al Cerialdo…
– Tu credi che sia stato lui a uccidere Desio?
– Sono convinto di no, ma credo invece che Tiziano Dovelli sia incline a pensarlo.

Il romanzo racconta la storia di due bambini, Cica e Walker (quest’ultimo con la sindrome di down), che si incontrano da adolescenti. Nella scena, i genitori di Walker preparano una festa per i ragazzi.
Maria Paola Colombo
Il negativo dell’amore. Mondadori, Milano 2012

«I bambini» e ripassa con una teglia di salatini agli spinaci.
«I bambini cosa?» Domenico resta lì con le braccia lunghe ad aspettare che sua moglie ripassi per sapere.
«Dagli un occhio» gli risponde Mariarosa questa volta a mani vuote, tornando a fare il pieno in cucina. «Che cosa stanno combinando».
«Ma viene anche Fred?» si informa Domenico trotterellandole dietro.
«Sì», sua moglie ha aperto un cassetto e sta tirando fuori una scatola di latta dei biscotti Plasmon. La vernice di giallo crema è tutta crepata ed è saltata via agli angoli. Ci tengono le candeline dei compleanni. Ha cominciato sua nonna, quando Mariarosa era ancora bambina. E se la sono passata, tra donne, come fosse una scatola di fotografie.

Un giallo dedicato alla scomparsa di una bambina, Monica, avvenuta ormai trentatré anni fa: la soluzione è in una scatola.
Massimo Polidoro
Il passato è una bestia feroce, Edizioni Piemme, Milano 2015

Era una vecchia scatola di latta gialla stampata, arrugginita sugli spigoli e con qualche bozzo. Sul coperchio il disegno di un uomo muscoloso e seminudo, di spalle, intento a scolpire una colonna con martello e scalpello. “Biscotti al Plasmon” diceva una grande scritta marrone sopra due strisce viola che si incrociavano a mo’ di nastro su un pacchetto regalo. Da piccolo erano i miei preferiti, ma dubitavo che questa qui contenesse ancora biscotti. La portai sul letto e con i pollici feci scattare il coperchio. Un fazzoletto a scacchi verdi e viola ne copriva il contenuto. Lo presi per un angolo e lo sollevai lentamente, preoccupato per quello che avrei potuto trovare sotto. C’erano una Polaroid girata a faccia in giù, il dorso nero pieno di ditate, e una confezione di plastica trasparente riempita di cotone. […] Servendomi del fazzoletto presi la fotografia. […] L’immagine era ingiallita, aveva perso tutte le sfumature di blu e ora era un’unica sequenza di gradazioni che andavano dal giallo pallido al marroncino tenue. Ma anche se era leggermente mossa, era impossibile confondersi. La ragazzina che vi era ritratta, sorridente e con una treccia che in qualche modo la faceva somigliare a Pippi Calzelunghe, era Monica.

Un thriller ambientato in Alta Langa, con i personaggi cari allo scrittore, ai quali si aggiunge il pedante storico Walter Bertagnolio: nella scena è alla ricerca di un’ispirazione per conservare con gli amici, che trova…
Gianni Farinetti
La bella sconosciuta, Marsilio, Venezia 2019

Dietro all’immensa botte c’è un catafalco coperto di plastica verde. Bertagnolio ne solleva un lembo, sbuffa, piglia un rotolo di nastro adesivo, ne fissa un pezzo sul voluminoso involucro. Mentre lo fa urta una scatola di latta («Biscotti Plasmon, Walter, come quando eravamo giovani») che si apre facendo fuoriuscire una pila di foglietti. Strauffa. Si piega per raccoglierli e rimane imbambolato mentre gli si dipinge sul volto un largo sorriso. Quella collezione di calendarietti profumati che si trovavano una volta dal barbiere con le donnine ammiccanti. Un regalo tra l’affettuoso e il malandrino di sua moglie, tanti anni fa. Lo storico alza gli occhi al soffitto benedicendo la buonanima: ecco l’idea per i conversari della soirée sotto le stelle. Bingo!

La protagonista del romanzo, Giorgia, torna nella casa dei genitori sul lago di Como, per venderla, e scopre gli oggetti del suo passato
Federica Brunini
La circonferenza dell’alba, Feltrinelli, Milano 2020

Su ogni oggetto avrebbe potuto attaccare una didascalia: tazza floreale Nutella Ferrero in arcopal usata per il tè con i biscotti al Plasmon e per sperimentare la centrifuga generata dal cucchiaino, 1979; mug personalizzata Lamù La ragazza dello spazio, utilizzata anche come portamatite e/o contenitore di pozioni magiche e glitter, 1984; zuccheriera del Mulino Bianco in ceramica, primi anni ottanta, ottenuta con i punti di circa undici chili di Pan di Stelle e brufoli – il coperchio era andato distrutto nel tentativo di dimostrare la legge di gravità o le frazioni; bicchieri Nutella Ferrero, edizione Puffi 1987, immancabile conforto e merenda negli inverni lacustri, poi strumento di esperimenti casalinghi sulla pressione atmosferica e il funzionamento delle ventose; flûte per il primo champagne, il primo perlage, il primo bacio e la forza d’attrazione, cristallo, 1994…

In questo recente romanzo sono condensate avventure minime e clamorose, quotidiane e uniche, tra le quali le lettere contenute proprio… in quella scatola.
Fabio Genovesi
Il calamaro gigante, Feltrinelli, Milano 2021

Dopo qualche giorno, l’epistolario era a casa mia. Consisteva in una scatola di latta dei biscotti Plasmon, con dentro due cartoline. Che se pensi all’epistolario di Cicerone, per esempio, quasi novecento lettere in un’epoca che si scriveva sulla cera e la pelle degli animali, magari due caroline non sembrano tante, però la loro qualità è stellare.
Una l’ha spedita da Sanremo, nel 1967, e chissà cos’era andato a farci, ma davanti c’è una foto del mare con un gabbiano, e dietro scrive alla Maria che c’è il sole e sta bene e torna presto, però intanto è diventato molto amico del sindaco, che si ricorda di un suo combattimento da quelle parti e sta pensando a un suo monumento davanti all’ippodromo (che peraltro a Sanremo non c’era).
Ma il capolavoro è l’altra cartolina […]. Spedita nel 1944, da un generico “fronte” che non si può dire dove fosse perché davanti non c’è nessuna foto, però dietro Luciano ha raccolto in tre righe cortissime un prodigio di poesia e dramma […]

Maria,
vado con le altre
ma penso a te