Il 14 settembre, è entrata in vigore la legge antispreco varata in tempi record dal Parlamento italiano a larga maggioranza. Si prefigge di fermare lo scandalo del cibo buttato, 90 chilogrammi a testa, con un costo di 12,5 miliardi ogni anno, E’ chiamata anche legge Gadda, dalla giovane deputata del Pd di Varese, Maria Chiara Gadda, che l’ha scritta e si è battuta per farla approvare, con il sostegno delle associazioni di volontariato che aiutano gli indigenti e già ad oggi riescono a recuperare 500 mila tonnellate l’anno. L’ho intervistata a Torino, sabato 24 settembre 2016: era a Torino a Terra Madre Salone del Gusto per un convegno con Banco Alimentare e Coop, questa è la sua prima intervista da quando è entrate in vigore la normativa. L’ha pubblicata il quotidiano “LEGGO” il 26 settembre. 

 

On. Gadda, che cosa cambia con la sua legge?

«Con l’aiuto di tutti possiamo ridurre lo spreco e aiutare con il gesto del dono chi ha bisogno. La legge toglie alcuni ostacoli, soprattutto burocratici, e fa chiarezza. Lo spreco avviene in tutta la filiera alimentare, si può intervenire in tanti modi».

Ci faccia un esempio.

«Gettare il pane è un gesto che fa male. Ora panettieri, ristoranti, rivendite, in base all’articolo 4 della legge, la numero 166/2016, possono donarlo entro le 24 ore dalla panificazione senza incorrere in multe, come poteva succedere prima».

E per noi consumatori?

«Una causa di spreco domestico è la mancanza di chiarezza sulla differenza, in etichetta sui cibi confezionati, tra data di scadenza e termine minimo di conservazione. Mi spiego: uno yougurt o un alimento fresco non si possono vendere se sono “scaduti”, potrebbero essere pericolosi per la salute. Però ci sono altri alimenti i cui produttori consigliano di consumarli entro una certa data, affinché conservino tutte le loro caratteristiche, con l’indicazione “preferibilmente entro…”. Da quel momento viene tolto dagli scaffali del supermercato, ma è ancora buono e sicuro per un certo periodo di tempo e  può servire ad aiutare persone in difficoltà».

A volte i contadini non raccolgono la frutta o la verdure perché non conviene: si può evitare?

«La legge consente agli agricoltori di far raccogliere nel campo da volontari affinché siano distribuiti per fini di solidarietà sociale: le organizzazioni del volontariato garantiscono che non si tratta di lavoro nero, naturalmente».

E le merci confiscate?

«Ora si può donare: non quelle sofisticate o dannose, ovviamente. Per esempio i tonni di lunghezza o peso difforme dalle norme europee, che le Capitanerie a volte confiscano ai pescatori, possono essere dati a chi ha bisogno. I giudici ora possono permetterlo».

In Francia è stata varata una legge che punisce chi spreca. Che ne pensa?

«Noi non volevamo scrivere una legge “bandiera”, utile per qualche titolo sui giornali. Noi incentiviamo, non puniamo, con l’aiuto di associazioni di volontariato come il Banco Alimentare».

E le famiglie?

«Prevediamo campagne di educazione alimentare, anche attraverso la Rai: la lotta allo spreco può incominciare dal carrello della spesa. E penso all’uso del “family bag”, non bisogna vergognarsi a portare via in un apposito contenitore, igienico e sicuro, il cibo avanzato al ristorante: in America è normale».

Ci sono fondi per i poveri?

«E’ stato rifinanziato con 2 milioni di euro il Fondo per distribuire le derrate alimentari alle persone indigenti. Ma non è soltanto questione di soldi. Con questo testo unico, che dà aiuti fiscali e semplifica, nessuno potrà più dire che non può donare: non ha voglia di farlo».

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