di Gigi Padovani

Ha fatto molto discutere le nuova definizione del MIPAAF, il Ministero della Politiche Agricole Alimentari e Forestali, voluta dalla premier Giorgia Meloni, che oggi a Palazzo Chigi ha ricevuto la campanella da Mario Draghi. Si chiamerà infatti “Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare” ed è stato affidato al cognato della presidente del Consiglio, Francesco Lollobrigida, già capogruppo alla Camera di FdI, un politico di lungo corso che ha incominciato la sua carriera nel Fronte della Gioventù, come tanti stretti collaboratori del nuovo capo del governo. [Nella foto sopra la visita del Presidente Sergio Mattarella a Torino a Terra Madre 2016, con accanto Carlo Petrini]

Perché ha creato tante polemiche? Molti vi hanno visto, sbagliando, una scelta “nostalgica”, che rimanderebbe ai tempi dell’autarchia fascista. In realtà va subito chiarito che in Francia – da non molto tempo – il dicastero affidato a Marc Fesneau si chiama appunto “Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire” . E nella sua prima intervista da ministro, l’on. Lollobrigida ha dichiarato al Corriere della Sera che la «Sovranità alimentare non è un concetto fascista. Ma un principio che nazioni con governi socialisti hanno addirittura inserito in Costituzione: penso all’Ecuador, al Venezuela». E ha aggiunto: lo abbiamo copiato perché la Francia ha la grande capacità di difendere i propri interessi nazionali, comprese le “eccellenze alimentare”.

Su questo tema è subito intervenuto – fin dal giorno in cui Meloni ha letto l’elenco dei ministri dalla Vetrata del Quirinale – proprio colui che la “sovranità alimentare” l’ha sempre propugnata, ovvero Carlo Petrini, fondatore di Slow Food.  Carlin l’ha definita al Corriere della Sera “una stella polare per affrontare la rigenerazione dell’agricoltura nel mondo. E’ un concetto per cui si battono da anni tanti movimenti, compreso Slow Food”. L’ex presidente di Slow Food – ne ha da poco lasciato la guida al giovane agronomo ugandese, Edie Mukiibi – ha aggiunto di dare un parere positivo alla scelta di Meloni: anche se ricorda di non essere di quella parte politica, Petrini afferma di non potersi dire contrario a questa nuova giusta denominazione del ministero.

Ora, finite le dichiarazioni di giornata – alle quali si è aggiunta la presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini, [nella foto a fianco] che ha definito la sovranità alimentare come “il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici” – cercherò di ricostruire come è nato questo concetto. Nel libro Slow Food. Storia di un’utopia possibile (Giunti-Slow Food Editore, 2017) che ho firmato con Carlo Petrini, a pag. 248 si legge: “Il concetto di “sovranità alimentare” è stato riconosciuto dalla Fao, ma non è veramente uguale per tutti. I popoli Indigeni si battono da sempre per avere pari dignità nei forum dedicati al cibo. Nel 1996 e poi nel 2007, nel villaggio di Sélingué, in Mali, fu promulgata la dichiarazione di Nyéléni, con la definizione di “sovranità alimentare” stilata da “La Via Campesina”, l’organizzazione no-profit che riunisce associazioni di contadini in tutto il mondo, specie in America Latina: ‘La sovranità alimentare è il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi ecologici e sostenibili, nonché il loro diritto a definire i propri sistemi alimentari e modelli di agricoltura’ ”.

La Via Campesina oggi comprende circa 150 organizzazioni locali e nazionali in settanta Paesi di Africa, Asia, Europa e nelle Americhe e rappresenta duecento milioni di agricoltori: è un movimento autonomo, pluralista e multiculturale nato nel 1993 a Mons, in Belgio.

Sempre nel libro Slow Food. Storia di un’utopia possibile si ricorda (pag. 151) un intervento di Petrini del 2014 contro gli OGM: un’opposizione che ha la sua “ragione principale” propria nella “sovranità alimentare”, che implica il “controllo politico su quel che si coltiva e si mangia sul proprio territorio”.

Ma forse la citazione più curiosa si trova a pag. 204 del libro, dove è riportato il discorso di saluto del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, al Teatro Carignano di Torino per l’inaugurazione di Terra Madre Salone del Gusto del 2016. «C’è bisogno di visione politica – disse allora il Capo dello Stato – , di strategie internazionali, di scelte coerenti degli organismi mondiali per garantire quella che Carlo Petrini, opportunamente, ha definito la “sovranità alimentare”. La sovranità alimentare è un diritto che rende tutti più forti. Perché sconfiggere la fame, la sete, la desertificazione di vasti territori, l’impoverimento di intere comunità, la devastazione dell’ambiente e i mutamenti climatici è condizione di sicurezza anche per i Paesi più forti economicamente. Conquistare la sovranità, comunque, è anche un problema che riguarda ciascuno di noi. Confido che Terra Madre Salone del Gusto ci aiuti anche a riflettere sul valore dell’educazione alimentare come elemento importante di un’etica individuale. Come si produce il cibo, come lo si acquista e come lo si consuma sono tratti della nostra vita, delle nostra moralita, e anche della nostra partecipazione al bene comune. Nel mondo sempre piu interconnesso c’è una forte spinta all’omologazione dei comportamenti e delle mode, ma c’è anche una possibilita, per i consumatori, di incidere sui mercati e sulle loro storture. Insieme possiamo modificarne le tendenze, non soltanto subirne i condizionamenti, possiamo far crescere la domanda di qualita. A questo fine non vale esclusivamente il sapere teorico, ma anche la buona pratica, la testimonianza di vita, il valore dei gesti quotidiani».

Probabilmente Mattarella si è ricordato di quel discorso quando Meloni gli ha presentato la lista dei ministeri.

Nell’agenda del neoministro Lollobrigida sono tanti i temi che dovrà affrontare per dare attuazione a quel nome, come ricorda in una bella pagina Carlo Ottaviano oggi su “Il Messaggero”. E in primis c’è il fenomeno dell’Italian Sounding all’estero, ovvero i prodotti che imitano i nostri con nomi simili, tipo Bergonzola o Parmesan e Prosek, la difesa delle varietà autonome della frutta italiana e la capacità nazionale di trasformare le materie prime – come il caffè, la pasta, il latte ecc – con un netto rifiuto per la “carne sintetica” come soluzione alla fame nel mondo o verso una falsa “sostenibilità ambientale”.

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