di Gigi Padovani

Mangiamo all’incirca una carta di credito alla settimana, ingurgitando le microplastiche che inquinano i mari, buttiamo un terzo del cibo prodotto nel mondo, ci nutriamo con cibi iper-processati che ci drogano con sale e zucchero, utilizziamo soltanto una trentina di coltivazioni per produrre il 95 per cento degli alimenti. Ci stiamo facendo divorare da un sistema alimentare folle, invece di mangiare ciò che serve al nostro sostentamento e – perché no – anche per darci piacere. L’umanità è di fronte a un bivio: o modificare questo modello, oppure soccombere, travolta dal cambiamento climatico, dalla carenza di acqua, dalle migrazioni causate da questi due fenomeni. [in copertina, l’incontro a Torino: con Carlo Petrini e Gigi Padovani, Oliviero Allotto presidente di Slow Food Torino]

La lettura dell’ultimo libro firmato da Carlo Petrini, Il gusto di cambiare (Slow Food Editore e Libreria Editrice Vaticana), che si fregia di una bella prefazione firmata addirittura da Papa Francesco – il fondatore di Slow Food e il Pontefice sono ormai da una decina d’anni diventati “amici” e si scambiano opinioni, telefonate, lettere – è un colpo allo stomaco (è il caso di dirlo, considerato l’argomento) e alle nostre certezze di cittadini-consumatori. Ma non è soltanto l’ennesimo allarme catastrofista sul passaggio epocale che la Terra sta vivendo: contiene anche un “sapore di speranza, di austerità, di futuro”, come scrive Papa Francesco.

Conosco Carlin – come lo chiamavano i compagni che fondarono Arcigola nel 1986 – da quasi cinquant’anni, quando frequentavo gli studi di Bra Onde Rosse (1975), prima “radio libera” italiana, foderati di scatole per le uova. Ho scritto con lui due libri (Slow Food Revolution, Rizzoli 2005, tradotto anche negli USA, e Slow Food. Storia di un’utopia possibile, Giunti-Slow Food Editore 2017) e ho sempre seguito, da giornalista e da saggista, l’evoluzione del suo pensiero. Ma questo volume, che riporta il suo dialogo con l’economista francese, gesuita, Gaël Giraud, stimolato dal giornalista Stefano Arduini, mi ha davvero sorpreso per la sua freschezza e radicalità. Petrini fa un passo in avanti verso quell’”utopia possibile” della quale abbiamo discusso nelle ultime pagine del nostro libro del 2017. E lo fa in qualche modo accreditando (ma senza mai intervenire in modo diretto) le idee del suo interlocutore Giraud. Ne cito alcune: abolizione dell’euro e creazione di monete locali (non statali, ma regionali o cittadine, come il Sardex in Sardegna (nato nel 2009); cancellazione del debito pubblico degli Stati europei e utilizzo delle risorse liberate, 90 mila miliardi di euro, per avviare progetti di transizione ecologica; evitare di viaggiare in aereo e con auto a combustione esterna; eliminazione del parametro del PIL per misurare l’economia; ridimensionamento delle “Big Five” dell’economia digitale (Meta, Apple, Amazon, Google, Microsoft) e via dicendo.

Davvero Petrini pensa che sia possibile tutto questo? Gliel’ho chiesto in un bell’incontro che si è svolto mercoledì 20 settembre 2023 a Torino, in un luogo particolare, un tendone dell’associazione Comàla, vicino al grattacielo Intesa Sanpaolo progettato da Renzo Piano, voluto da Slow Food Torino, Eufemia e Anpi Sezione Dante Di Nanni. Si tratta di una struttura frequentata da molti giovani, specie del vicino Politecnico. Carlin ha un po’ glissato, ricordando che la transizione ecologica durerà forse quanto la rivoluzione industriale, cioè molti anni: non bisogna avere fretta, ma possiamo farcela a evitare il disastro, è il suo messaggio. Anche l’assessora Chiara Foglietta, in rappresentanza della Città di Torino, che ha la delega a Transizione ecologica e digitale, Innovazione, Ambiente, Mobilità e Trasporti (oltre alle politiche del cibo) ha voluto portare un messaggio di speranza, ricordando gli impegni della municipalità in questo campo.

Ma al termine dell’incontro torinese sono emerse due novità: la nascita di una Comunità Slow Food battezzata “Cit Turin” (nella foto sotto: da sin.: Francesco Aglieri, Carlo Petrini, Massimo Giacosa, Alessio Bergesio, Emilia Hall) a opera di un gruppo di attivisti, compreso il vicepresidente della Circoscrizione 3, Francesco Aglieri Rinella, annunciato dall’architetto Massimo Giacosa, che si prefigge di avviare un’opera di sensibilizzazione sui temi del cibo e dell’ecologia nelle scuole del quartiere, e l’annuncio di una campagna di coinvolgimento personale dei cittadini che Slow Food nazionale vuole avviare con milioni di firme da apporre su un manifesto d’impegno, a partire dall’anno prossimo, gennaio 2024.

“Chiederemo di firmare una dichiarazione individuale nella quale vi siano alcuni punti fermi, un impegno nei comportamenti di ciascuno – ha spiegato Petrini – perché crediamo che si possa avviare la transizione anche partendo da come agiamo tutti i giorni. Sono sei punti che vi anticipo: possiamo essere in un milione di persone, la forza dei comportamenti individuali che diventano collettivi è come una valanga. Non dobbiamo aspettare i tempi della politica”.

  1. Il primo punto potrebbe suonare così: “Io Carlo Petrini mi impegno personalmente a ridurre lo spreco di cibo. Anche io ne  sono responsabile. Significa comperare di meno e consumare tutto. Bisogna avere l’intelligenza di realizzare nuovi piatti con gli avanzi, se si creano. Spesso lo spreco ce l’abbiamo in casa: aprite i vostri frigoriferi, che sembrano delle tombe di famiglia”.
  • Secondo punto: “Mi impegno a ridurre fortemente il consumo di carne. Ogni chilogrammo di carne che consumiamo, equivale a 15 mila litri di acqua consumati da quell’animale. Quando ero giovane, cinquant’anni fa, in Italia si consumavano 40 chilogrammi di carne pro capite l’anno, oggi siamo arrivati a 95. Ma allora nessun moriva di fame…”.
  • Terzo punto. “Mi impegno a ridurre fortemente i cibi iper-processati. Sono pieni di coloranti, dolcificanti, di tutto e di più, e sono nati con lo scopo di renderci tutti quasi dei tossidipendenti da questi sapori. Sono cibi consumati soprattutto dalla gente povera e da bambini: in Italia abbiamo il tasso di obesità infantile più alto d’Europa”.
  • Quarto punto. “Mi impegno a eliminare, se possibile, ma almeno a ridurre la plastica monouso: purtroppo è imperante in campo alimentare”.
  • Quinto punto. “Mi impegno a risparmiare l’acqua”.

  ° Sesto punto. “Mi impegno personalmente a consumare cibi prevalentemente stagionali e locali”.

“Attenzione – ha concluso Carlin – : questi non sono impegni di mortificazione, di quaresima. Noi non cambiamo il mondo con il magone! (applausi in sala). Questi comportamenti possono portare felicità, perché migliorano il nostro rapporto con la natura e con gli altri. Non rinunceremo mai al piacere del cibo, sia chiaro. Su questo aspetto svelo una frase di Papa Francesco: ‘Bisogna ringraziare nostro Signore perché ha dato il piacere alle due uniche funzioni che garantiscono la continuazione della specie’. Se vogliamo cambiare questo sistema alimentare, dobbiamo farlo con gioia e determinazione”.  

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