In questi giorni sui media è tornata in auge la “guerra del tiramisù” tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Tutto è nato dal nostro libro pubblicato da Giunti nel 2016. In questo post cerchiamo di spiegare la genesi della nostra indagine, anche per correggere eventuali errori od oissioni sugli articoli usciti finora. Oggi ii “tiramisù” friulano è una realtà riconosciuta dalla Repubblica Italiana, come Pat, Prodotto Agroalimentare Tradizionale. Vi spieghiamo come si è arrivati a questa novità importante, contestata dal presidente della Regione Veneto. 

La notizia ha fatto il giro di quasi tutti i giornali, riaprendo la “guerra del tiramisù” originata più di un anno fa dall’uscita del nostro libro “Tiramisù. Storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato” edito nel maggio 2016 dalla Giunti. Il Friuli Venezia Giulia si è “riappropriato” del dessert italiano più famoso nel mondo: ha ottenuto che venisse incluso tra i “Pat”, cioè i Prodotti Agroalimentari Tradizionali. Questo grazie anche al lavoro e alle ricerche che abbiamo condotto sulle vere origini del dessert e che ci hanno portato a Tolmezzo e a Pieris, frazione di San Canzian d’Isonzo.

–      Luglio 2017: sulla Gazzetta Ufficiale

Sulla “Gazzetta Ufficiale” del 29 luglio 2017 è contenuto l’elenco dei Pat friulani approvati dal Ministero delle Politiche Agricole, tra i quali spicca il tiramisù. La Regione Friuli Venezia Giulia ha presentato la documentazione per due versioni:

1)    classico con il mascarpone, nato negli Anni ’50 all’Hotel Roma di Tolmezzo su ricetta della cuoca Norma Pielli: c’è la prova scritta grazie ben leggibile su una ricevuta emessa dal locale per un cliente, datata 13 dicembre 1959;

2)    “Coppa Vetturino Tirime su”, semifreddo con panna e cioccolato, creato dal cuoco Mario Cosolo del ristorante Al Vetturino, risalente agli anni ’40 e ’50 (prova documentata da una foto del 1950).

Il “tiramesu” di Treviso è nato dopo: in un nostro video è lo stesso pasticcere Loli Linguanotto ad affermare di aver incominciato a prepararlo nel 1970, presso il ristorante Le Beccherie della famiglia Campeol. La codificazione “storica” della ricetta veneta è avvenuta su una rivista soltanto nel 1981.

Come si è arrivati alla certificazione ufficiale del ministero delle Politiche Agricole a favore dei friulani? Semplicemente perché i veneti non l’hanno richiesta. Certamente  è stato il nostro libro a risvegliare l’attenzione delle istituzioni a Udine e Trieste. Chi ha richiesto l’inserimento del tiramisù nei Pat è stato l’assessore alle Risorse Agricole della Regione Friuli Venezia Giulia, Cristiano Shaurli, su richiesta dell’Accademia Italiana della Cucina di Udine, in particolare grazie all’attività del Delegato Massimo Percotto. E l’idea è venuta dalla presentazione del nostro libro nel settembre 2016.

A volte anche i libri e le ricerche storiche fatte con serietà possono portare a qualche risultato. Vi raccontiamo la genesi, le indagini svolte e le testimonianze che abbiamo raccolto per la stesura del nostro volume. Trovate monte informazioni nei video raccolti nel nostro sito www.mytiramisu.it .

 –      Marzo 2014: la prima intervista

Da tempo Clara aveva aveva l’idea di scrivere un libro sul tiramisù: nei nostri viaggi in giro per il mondo abbiamo sempre trovato questo dolce nei menu dei ristoranti (non solo italiani) visitati, dagli Stati Uniti all’Argentina, dal Brasile all’Australia e alla Cina. Era soltanto un progetto, non ancora concretizzato con un editore. Quando nel marzo del 2014, dunque più di tre anni fa, abbiamo saputo che il ristorante “Le Beccherie” di Treviso stava per chiudere i battenti, decidemmo di partire immediatamente per la Marca Trevigiana. Nel locale abbiamo registrato un’intervista: ai componenti della storica famiglia Campeol e al loro pasticcere Loli Linguanotto. In tale occasione, mentre il cuoco preparava la ricetta step-by-step, la signora Alba Di Pillo sposata Campeol ci ha raccontato che tutto era nato dallo “sbatutin” che le preparò la suocera per darle energia dopo il parto: i tuorli d’uovo sbattuti con lo zucchero, caffè e biscotti inzuppati. In un secondo tempo vi aggiunsero il mascarpone nel 1970 crearono il “tiramesù” : ebbe un gran successo e da allora è sempre rimasto nella carta dei dessert alle Beccherie.

Sapevamo che a Treviso esiste un altro ristorante che ne rivendica la primogenitura: Al Fogher. Così intervistammo anche il proprietario, l’albergatore Gianni Garatti: ci raccontò che sua madre, Speranza Bon, aveva “inventato” lei quel dolce tanto famoso nel 1958, prima delle Beccherie, ma l’aveva semplicemente chiamato “Coppa Imperiale”, in onore di una principessa greca.

–     Autunno 2015 / inverno 2016: il libro

Nell’estate 2015 che la casa editrice Giunti, per decisione del direttore della sezione gastronomia Marco Bolasco, decise di varare il nostro progetto editoriale. E così ci mettemmo alla caccia di nuovi indizi e interviste. Quando si scrive un libro di storia materiale non è facile datare esattamente l’origine di un piatto, di una ricetta, di un prodotto. Si va per tentativi, si consultano tanti testi. Tra questi ci capitò tra le mani un libro del 1988 edito da Omega, dal titolo “Antiche Pasticcerie d’Italia”, con testi dello scrittore Carlo Castellaneta. Con grande nostra sorpresa, scoprimmo un accenno al tiramisù nato a Tolmezzo, in Friuli Venezia Giulia. Che fare? Telefonammo al sindaco e fummo fortunati: Francesco Brollo anch’egli giornalista, ci sciorinò la storia. Ci indirizzò a Mario Del Fabbro, figlio della cuoca dell’Hotel Roma. Lui ci raccontò di quel dolce, orgoglio familiare rimasto senza eredi, in quanto l’hotel Roma era stato ceduto dalla famiglia. Inoltre ci diede fotografie, la ricetta originale, ricevute e menu dell’Accademia Italiana della Cucina. Dal web scoprimmo che sui giornali locali la vicenda era nota, ma non era mai uscita dai confini regionali. E inoltre, sorprendentemente, vi era un’altra paternità rivendicata in un paesino vicino all’aeroporto di Trieste, la frazione Pieris di San Canzian d’Isonzo. Telefonammo al sindaco, Silvia Caruso, che ci mise in contatto con la figlia del cuoco del Vetturino, Flavia Cosolo. Ci recammo da lei per approfondire la storia, visionare documenti e testimonianze e assaggiare quel dolce “tirimisù” tanto diverso da quello di Tolmezzo. E con qualche fatica, Clara riuscì ad averne la ricetta, rimasta segreta per 70 anni.

–     Maggio 2016: debutto al Salone del Libro

Quando il libro fu presentato in anteprima al Salone del Libro di Torino, il 13 maggio 2016, arrivò un comunicato del Presidente della Regione Veneto, su carta intestata della Giunta, nel quale si attaccava la nostra opera e si diceva che le radici trevigiane del dolce erano “scolpite nella pietra”. Rispondemmo che in realtà erano “scolpite sulla carta del nostro libro”, invitandolo a leggere il volume, che per altro non era ancora disponibile nelle librerie italiane. Fu il primo passo della “guerra del tiramisù”. Nessuno ha però mai contestato le prove contenute nel nostro volume pubblicato da Giunti.

–     Settembre 2016: convegno a Udine e al Salone del Gusto di Torino

Il 9 settembre 2016 a Udine partecipammo al convegno “Tiramisù vero dolce friulano”, invitato dall’Accademia Italiana della Cucina a presentare il libro: la manifestazione era nell’ambito di Friuli Doc, organizzata dal Delegato Massimo Percotto, con la presenza dell’assessore Shaurle: in quella sede, lodando il nostro lavoro di ricerca, annunciò l’intenzione di far valere la tutela del tiramisù “bisiacco” (della zona della Bisiacaria, cioè di San Canzian d’Isonzo) e di quello “carnico” (Tolmezzo).

Alla grande kermesse internazionale organizzata dal Slow Food e Regione Piemonte, a Torino, Terra Madre Salone del Gusto, il 26 settembre 2016 per la prima volta si è tenuto uno straordinario Laboratorio del gusto, con la presenza del cioccolatiere Guido Castagna – uno dei 23 chef e pasticceri che hanno contribuito al libro con una ricetta originale – nel quale si sono potute degustare insieme le quattro preparazioni originali: due friulane e due venete. Il Laboratorio si svolse a Eataly e lo staff fu entusiasta… poteva forse nascere un nuovo progetto.

–      Marzo 2017: una targa a Pieris e il Tiramisù Day

E infatti ci venne un’altra idea. Perché non celebrare questo dolce così famoso con un “food day” a lui dedicato, come già avviene per tanti altri prodotti e piatti, soprattutto negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni? Oscar Farinetti aveva appena inaugurato, nel gennaio 2017, un altro dei suoi store, proprio a Trieste: si decise di rendere onore al tiramisù con una presentazione nella nuova struttura lungo il porto. Clara ebbe l’intuizione di dedicare il primo giorno di primavera al Tiramisù Day, il 21 marzo: grazie a Francesco Farinetti, il figlio che gestisce gli Eataly italiani, il dolce è stato presentato in tutti gli oltre 30 magazzini della catena nel mondo, con una manifestazione anche a New York, dove con la food writer americana Francine Segan abbiamo raccontato la storia del dolce nel nuovo Eataly Downtown.

Infine un’altra tappa “istituzionale” è stata il 22 marzo 2017, con una solenne cerimonia nella sala del Consiglio comunale di San Canzian d’Isonzo: vi partecipammo, su invito del sindaco Silvia Caruso. L’amministrazione del Comune friulano consegnò alla figlia del cuoco del Vetturino, Flavia Cosolo, una targa ufficiale. E all’ingresso del paese fu aggiunto un cartello turistico con la scritta in marron “Pieris Patria del Tirimesu Coppa Vetturino”.

Nel frattempo gli articoli sul libro e sulla “guerra del tiramisù” sono continuati, sia sulla stampa italiana sia su quella estera: sono più di 50 e li trovate qui nel nostro sito, anche in Uk, Turchia, Austria, Slovenia, Stati Uniti. http://mytiramisu.it/recensioni

Ci teniamo a sottolineare che abbiamo dedicato il libro a tutti i quatto chef che hanno inventato una delle ricette “storiche”, diverse una dall’altra. Non abbiamo parteggiato il Friuli Venezia Giulia, abbiamo ricostruito una verità storica. Sappiamo, e l’abbiamo scritto, che è stata soprattutto Venezia a diffondere il dolce, come ci ha spiegato il patron del famoso locale I Do Forni vicino a San Marco. Quando siamo andati da lui, dopo che scoprimmo dall’archivio del “Corriere della Sera” che nel 1981 il Presidente Sandro Pertini vi aveva gustato proprio un tiramisù (articolo del 22 giugno 1981), ci disse testualmente che aveva imparato a fare il dolce a Tolmezzo, a metà degli Anni Settanta.

Ci chiediamo: perché la Regione Veneto in questi anni non ha mai chiesto il riconoscimento del Pat per la sua “creatura”? Se tutti oggi tutti parlano del tiramisù, noi ovviamente ne siamo contenti. E ribadiamo quanto abbiamo scritto nel libro: è ormai patrimonio dell’umanità. Evitiamo le polemiche e godiamoci le mille versioni di questo dolce presente in 23 lingue del mondo.

Clara e Gigi Padovani

Torino, 8 agosto 2017

 

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