Lo trovate un po’ a fatica alla foce del Tevere, a Isola Sacra, nel cantiere Nautilus. Lele Usai, chef dalla cucina di mare ricca di sapori autentici e creatività dosata con mestiere, si è trasferito qui nel 2016, dopo dieci anni a Ostia Lido, in un locale piccolino al quale si accedeva entrando da un garage. Con il socio Stefano Loreti, albergatore a Roma, ha preso in concessione dal demanio un vecchio magazzino ristrutturandolo con molto gusto: così al piano terra c’è un “ristorante di mare”, che hanno chiamato 4112 come le coordinate marine del luogo, mentre al primo piano, accessibile con una rampa a parte lungo l’orto dello chef, c’è “Il Tino”, il locale “gastronomico” al quale la Michelin ha confermato la stella.

Ho conosciuto Lele Usai, un giovane uomo timido e dallo sguardo sincero un po’ come il Niko Romito degli esordi, negli studi della Dear della Rai in una settimana passata insieme come “giurati” della Prova del Cuoco [foto sotto, con Andrea Lo Cicero, in piedi, conduttore, e Antonella Elia], assaggiando velocemente i piatti dei concorrenti, e ne ho apprezzato le doti umane e intellettuali. Così abbiamo scelto di provarne la cucina e di farci raccontare la sua interpretazione dei sapori mediterranei.

Con Clara abbiamo gustato il suo menù “Bolina stretta” con quattro piatti a scelta, incominciando con interessanti finger food caldi seguiti da una sorprendente “speck di ventresca di tonno e pomodori”, creativa e nello stesso tempo semplice e dai sapori netti. In effetti la “scarola, mozzarella di bufala e totano”- con un totano giustamente croccante – ci è sembrato forse un piatto un po’ ridondante nel gusto. Eccellenti gli spaghetti di grano turanico, telline e semi di finocchio (regalo dello chef), mentre di nuovo molto interessanti e nuovi i “bottoncini ai gobbetti (gamberi bianchi, ndr) e zafferano” che il cuoco ha voluto creare come omaggio a un suo maestro recentemente scomparso, quell’Antonio Carluccio che a Londra ha portato la cucina italiana.

La chef de rang Alexandra Terramondi ci ha spiegato al tavolo con dovizia di particolari un secondo complesso e forse con troppi ingredienti: “Il chilometro di Castelfusano: ricciola e cinghiale”. A chiudere dei dessert classici e pieni: “cocco, banana e lime” per Clara e “terrina al cacao, cremoso al caffè e croccante al demerara”, un vero tuffo nel Cibo degli Dei.

Nel video lo chef si racconta e non c’è molto da aggiungere. Un approccio davvero interessante ai gusti del Tirreno, seguiti con attenzione da un cuoco che farà della strada, se riuscirà a mantenere dritta la barra della sua bolina in cucina: prendendo il vento senza mai scuffiare, con umiltà e professionalità. Qui trovate il video con l’intervista

https://www.ristoranteiltino.com/

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *