Il 15 aprile 1944, 78 anni fa, in quello che allora era il poligono di tiro, oggi trasformato in Sacrario del Martinetto, a Torino in caddero gli otto membri del comitato regionale militare piemontese della Resistenza, fucilati dai fascisti fopo un processo-farsa del Tribunale Speciale della Repubblica di Salò.


La lapide, che si trova nel giardino all’angolo tra corso Svizzera angolo corso Appio Claudio, a Torino, porta incise queste parole: “Qui caddero fucilati dai fascisti i martiri della Resistenza Piemontese. La loro morte salvò la vita e l’onore d’Italia. 1943-1945”.

I nomi dei martiri sono: Giuseppe Perotti, 48 anni, generale di brigata; Eusebio Giambone, 40 anni, tornitore, iscritto al PCI; Paolo Braccini, 36 anni, del Partito d’Azione, docente universitario ad Agraria; Giulio Biglieri, bibliotecario, 32 anni; Franco Balbis, 32 anni, capitano d’artiglieria; Errico Giachino, 28 anni, socialista, studente in economia e commercio e impiegato alla FIAT; Quinto Bevilacqua, 27 anni, operaio mosaicista, segretario clandestino della federazione PSI; infine il più giovane: Massimo Montano, 24 anni, impiegato.

Dall’elenco si comprende come la Resistenza tra il 1943 e il 1945 – a Torino come in tutta Italia – sia stata davvero una lotta di popolo, che coinvolse tutte le classi sociali: militari, docenti, operai, professionisti, politici antifascisti.

Tra pochi giorni, il 22 aprile 2022, uscirà nelle edicole – abbinato a “La Stampa” – e nelle librerie, un mio libro uscito nel 1979, su indicazione di Davide Lajolo, Ulisse. Si intitola “La Liberazione di Torino. Aprile 1945: le sette giornate dell’insurrezione”, ed ha la prefazione di Paolo Borgna (già Sostituto Procuratore della Repubblica a Torino), presidente dell’ISTORETO, l’Istituto Storico della Resistenza. Lo pubblica “Edizioni del Capricorno”, che ringrazio molto per questa scelta.
Sono molto contento che esca questo lavoro: ho aggiornato il libro tenendo conto delle successive indagini storiografiche, ma la struttura è rimasta uguale, con le testimonianze autentiche di partigiani, sappisti, gappisti che raccolsi allora; ci sono anche 24 pagine di foto d’epoca, alcune delle quali inedite.

E’ giusto che le giovani generazioni conoscano quel momento della storia cittadina, perché Torino fu una delle poche città italiane che si liberò da sola, prima dell’arrivo degli Alleati, cacciando i nazifascisti.
Non si può dimenticare, non si deve soprattutto in questo momento in cui il popolo ucraino lotta contro l’invasore russo.
Vi aggiornerò presto sul libro e sulle presentazioni.

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