Il nuovo regolamento sulle etichette rischia di mettere

“fuori legge” il celebre barattolo

Da “La Stampa” del 17/6/2010
Articolo originale su LaStampa.it

Il nuovo regolamento sulle etichette rischia di mettere “fuori legge” il celebre barattolo

MARCO ZATTERIN


Nutella, mezzo secolo di storia

BRUXELLES –  Che l’effetto sia dirompente lo si capisce dalla forza della reazione del colosso della merendine. «Ci mettono la camicia di forza, non è serio», sbotta Francesco Paolo Fulci, vicepresidente della Ferrero, preciso nel dipingere scenari catastrofici, «per i produttori di cioccolata, quelli di dolci e panettoni», tutti destinati a «finire fuori legge». Che cosa è successo? Il Parlamento europeo ha approvato con un voto combattuto la direttiva sulle etichette alimentari. E la bocciatura dell’emendamento 191 (309 si, 309 no, il pareggio vale come una sconfitta) ha stabilito il principio secondo cui i prodotti che hanno più di 10 grammi di grasso ogni 100 non possono fare pubblicità con slogan nutrizionali o salutistici. Addio spot con la nazionale o coi campioni dello sport: la Nutella e le sue sorelle potrebbero anche sparire dagli schermi delle televisioni.

La norma, che deve ora essere approvata anche dal Consiglio dei ministri dell’Ue per poi effettuare un secondo eventuale giro a Strasburgo, non è solo questo. Il testo fissa una serie di criteri destinati a rendere più sicuro il consumo di prodotti alimentari. Fra le misure, l’obbligo di riportare sulla confezione – in etichetta e sulla faccia principale – le quantità di grassi, grassi saturi, glucidi, sale ed calorie contenute. Accanto a queste indicazioni verrà posta una tabella con le linee guida sulle quantità giornaliere che dovrebbero essere assunte da un adulto per ognuno di questi nutrienti, indicate per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto. La buona notizia per il «made in Italy» è l’approvazione dell’emendamento che chiede di specificare la provenienza di tutti i tipi di carne e pollame, dei prodotti lattieri e di altri ingredienti singoli.

Oggi l’obbligo di etichettatura d’origine nell’Ue riguarda solo manzo, miele, olio d’oliva, i prodotti della pesca e frutta e verdure fresche. Sapremo da dove arriva, con precisione, tutto ciò che mangiamo. Cruciale la bocciatura del cosiddetto «semaforo». La Commissione Ue proponeva un codice a colori di facile lettura a tre colori, verde, giallo, e rosso, esposti per segnalare le quantità di grassi e sali. Gli italiani hanno votato contro, temendo che molti prodotti nostrani potessero ottenere un bollino rosso e perdere quote di mercato, il lardo di Colonnata (per i grassi), i prosciutti (sale), i formaggi (grassi), o persino pizze surgelate o cose tipo «Quattro salti in padella».

E’ un progresso che compensa appena, per le imprese, il guaio dell’emendamento 191 sulla pubblicità salutistica, vietata per i prodotti con più del 10% di zucchero, 4 grammi di grasso ogni cento e 2 mg di sodio. «Giova a chi si è fatto fare i profili su misura – spiega Fulci – Soprattutto a chi produce yogurt. E’ comico, come la lista delle esenzioni, che comprende il chewing gum e le pasticche per la tosse». Una disfatta? Mannò. «Una battuta di arresto – dice il diplomatico – e il cammino è lungo. Ne riparleremo».

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